Pagina:Myricae.djvu/114

Da Wikisource.
90 myricae


ii


Io vo per via guardando e riguardando,
solo soletto, muto, a capo chino:
prendo un sasso, tra mille, a quando a quando:
10lo netto, arroto, taglio, lustro, affino:
chi mi sia, non importa: ecco un rubino;
vedi un topazio; prendi un’ametista.




VI


La vite e il cavolo



Dal glauco e pingue cavolo si toglie
e fugge all’olmo la pampinea vite,
ed a sè, tra le branche inaridite,
4tira il puniceo strascico di foglie.

Pace, o pampinea vite! Aureo s’accoglie
il sol nel lungo tuo grappolo mite;
aurea la gioia, e dentro le brunite
8coppe ogni cura in razzi d’oro scioglie.

Ma, nobil vite, alcuna gloria è spesso
pur di quel gramo, se per lui l’oscuro
11paiol borbotta con suo lieve scrollo;

e il core allegra al pio villan, che d’esso
trova odorato il tiepido abituro,
14mentre a’ fumanti buoi libera il collo.