Pagina:Myricae.djvu/235

Da Wikisource.

nota bibliografica 211

metto le già dette Myricae e alcune altre poesie (Le gioie del poeta IV; Elegie I; Ida e Maria; Campane a sera; Creature I, IV; In campagna XIII, XV, I, IV, VIII, XVII, XVIII; Dolcezze V, I, VIII, IV; Tristezze II; Pensieri I; Alberi e fiori III; Ultima passeggiata XIII, e parte di Dialogo). Le offrivo all’amico con questa lettera:

Ti ricordi? Sono passati molti anni: a te la vita prometteva molto e a me poco. Ora (la vita è buona) a te ha atteso quel molto e a me assai più di quel poco; che a te ha serbato cotesto amore e a me ha reso facile e dolcissimo un mio dovere. Tu sei adunque felice, e io sereno: la vita è buona, e così ci resti a lungo. Così, possa tu vedere andare a nozze una tua nuova Clemenza la quale ricordi (una stilla di dolore nel vin dolce della tua coppa!) quella cara fanciulla che la morte conserva giovane per sempre. Così, possa io saziar gli occhi miei delle cose belle, e significarne altrui. Chè non ancora ho potuto; e sorrida chi vuole; non ancora: tanto fu tempestosa la primavera, tanto è affaticata l’estate; sicchè questa raccolta che ti presento, non è ancora un saggio per me, nè più pure una promessa per gli altri. Ma già, sano memore e calmo, quasi novello, mi preparo a sentir le voci autunnali, tante e così fuggevoli, e anche, nei ghiacci estremi, iridati, gli squilli dei cigni candidissimi.

Ma perchè parlarti di me? Tu mi ami anche oggi.

Livorno 22 di luglio 1891.