Pagina:Non più illusioni (Carpi).djvu/36

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plicarsi, se non amiamo illuderci, nel suo rigore massimo, quando si ragiona dell’alleanza inglese.

Nazione, altera, pertinace e potente, dalla quale si possono trarre stupendi esempi del come si resista alle sventure, e quanto valga il sentimento della dignità individuale a far grande ed imperituro un popolo che disdegna e rifugge da ogni genere di schiavitù, essa è nella sua politica estera estremamente utilitaria.

Il governo inglese che è uno dei migliori che si conoscono — anche alla prova della sentenza di Solone, che diceva essere il miglior governo quello in cui un’ingiuria fatta ad un cittadino si ritiene fatta alla nazione — quando trattasi d’interessi materiali in cui credasi leso, si fa talvolta pregiudicato e violente; nel mentre istesso che dall’alto dalla sua tribuna vi è sempre una voce che protesta, e stimmatizza ogni sorta di prepotenza da ove si venga. La storia imponente dell’Inghilterra ne fa palese come in mezzo agli attriti ed alle lotte di ogni genere che contribuirono alla costituzione di quella grandiosa nazionalità, l’interesse proprio in special modo fu il faro verso cui navigarono i suoi grandi uomini di stato. Dall’Atto di navigazione che segna l’apogeo del sistema di esclusione, sino all’abolizione delli leggi di proibizione, ed alle riforme economiche operate da sir R. Peel, in tutte le fasi cioè della sua lunga vita politica, sotto tutte le dinastie, non esclusa quella di Guglielmo d’Orange — che pure era olandese — quella nazione agì sempre senza reticenze e senza esitazione colla stregua del suo materiale interesse, obbligata a ciò dalla sua peculiare condizione insulare e dalla natura reproba del suo clima. Dal