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prologo. 63

dopo, l’autore, compiaciutosi della creazione della sua fantasia, si tenne il pseudonimo come un secondo nome, allo stesso modo che, fatte le debite proporzioni, Ugo Foscolo firmò molte lettere col nome dell’amico di Jacopo Ortis, Lorenzo Alderani.

Non credo poi che in quel libro ci sia nulla che una onesta persona possa desiderare di non aver fatto e scritto. Almeno io, all’infuori della morte del protagonista, accetto tutto sulle mie spalle senza arrossirne punto, e non credo che ci sia così frigido critico a questo mondo il quale ne’ suoi anni verdi non abbia condotto nei cabinets particuliers del suburbio qualche dozzina di Emme o di Caroline. Anzi credo che si dovrebbe arrossire di non averlo fatto, e Catone, che non fu di manica larga, non biasimò il giovane che usciva di dove sapete, come farebbe certo qualche Catoncino schifiltosino che m’intendo io. Ma c’è poi altresì uno di quei pregiudizi critici che gli scrittori, anche coscienziosi come il Gnoli, accettano troppo spesso belli e fatti per pigrizia di pensiero e per incosciente conseguenza di teoriche già accettate.