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104 odissea

Ciò fatto, ei pur nella sua grotta giacque.
Ci avventammo con grida, e le robuste570
Braccia al vecchio divin gittammo intorno,
Che l’arti sue non obbliò in quel punto.
Leone apparve di gran giubba, e in drago
Voltossi, ed in pantera, e in verro enorme,
E corse in onda liquida, e in sublime575
Pianta chiomata verdeggiò. Ma noi
Il tenevam fermo più sempre. Allora
L’astuto veglio, che nel petto stanco
Troppo sentiasi omai stringer lo spirto,
Con queste voci interrogommi: Atride,580
Qual fu de’ Numi, che d’insidïarmi
Ti diè il consiglio, e di pigliarmi a forza?
Di che mestieri hai tu? Proteo, io risposi,
Tu il sai. Perchè il dimandi, e ancor t’infingi?
Sai, che gran tempo l’isoletta tiemmi,585
Che scampo quinci io non ritrovo, e sento
Distruggermisi il core. Ah dimmi, quando
Nulla celasi ai Dei, chi degli Eterni
M’inceppa, e mi rinchiude il mare intorno.
     Non dovevi salpar, riprese il Dio,590
Che onorato pria Giove, e gli altri Numi
Di sagrifici non avessi opimi,
Se in breve al natio suol giungere ardevi.