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138 odissea

A cui giorno non è che non sospiri.
Pur non cedere a lei nè di statura270
Mi vanto, nè di volto; umana donna
Mal può con una Dea, nè le s'addice,
Di persona giostrare, o di sembianza.
     Venerabile Iddia, riprese il ricco
D'ingegni Ulisse, non voler di questo275
Meco sdegnarti: appien conosco io stesso,
Che la saggia Penelope tu vinci
Di persona non men, che di sembianza,
Giudice il guardo, che ti stia di contra.
Ella nacque mortale, e in te nè morte280
Può, nè vecchiezza. Ma il pensiero è questo,
Questo il desio, che mi tormenta sempre,
Veder quel giorno al fin, che alle dilette
Piagge del mio natal mi riconduca.
Che se alcun me percoterà de' Numi285
Per le fosche onde, io soffrirò, chiudendo
Forte contra i disastri anima in petto.
Molti sovr'esso il mar, molti fra l'armi
Già ne sostenni; e sosterronne ancora.
     Disse; e il Sol cadde, ed annottò. Nel seno290
Si ritiraro della cava grotta
Più interno, e oscuro, e in dolce sonno avvolti
Tutte le cure lor mandaro in bando.