Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/171

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156 odissea

     L’occhicilestra Dea, che sempre fissa
Nel ritorno d’Ulisse avea la mente,20
Tenne verso la reggia, e alla secreta
Dedalea stanza si rivolse, dove
Giovinetta dormia, che le Immortali
D’indole somigliava, e di fattezze,
Nausíca, del Re figlia; ed alla porta,25
Che rinchiusa era, e risplendea nel bujo,
Giacean due, l’una quinci, e l’altra quindi,
Pudiche ancelle, cui le Grazie istesse
Di non vulgar beltà la faccia ornaro.
     La Dea, che gli occhi in azzurrino tinge30
Quasi fiato leggier di picciol vento,
S’avvicinò della fanciulla al letto,
E sul capo le stette, e, preso il volto
Della figlia del prode in mar Dimante
Molto a lei cara, e ugual d’etade a lei,35
Cotali le drizzò voci nel sonno:
Deh, Nausíca, perchè te così lenta
La genitrice partorì? Neglette
Lasci giacerti le leggiadre vesti,
Benchè delle tue nozze il dì s’appressi,40
Quando le membra tue cinger dovrai
Delle vesti leggiadre, e a quelli offrirne,
Che scorgeranti dello sposo ai tetti.