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162 odissea

Tutte misero allora un alto grido,
Per cui si ruppe incontanente il sonno170
Nel capo a Ulisse, che a seder drizzossi,
Tai cose in sè volgendo: Ahi fra qual gente
Mi ritrovo io? Cruda, villana, ingiusta,
O amica degli estrani, e ai Dii sommessa?
Quel, che l’orecchio mi percosse, un grido175
Femminil parmi di fanciulle Ninfe,
Che de’ monti su i gioghi erti, e de’ fiumi
Nelle sorgenti, e per l’erbose valli
Albergano. O son forse umane voci,
Che testè mi feriro? Io senza indugio180
Dagli stessi occhi miei sapronne il vero.
     Ciò detto, uscia l’eroe fuor degli arbusti,
E con la man gagliarda in quel, che uscìa,
Scemò la selva d’un foglioso ramo,
Che velame gli valse ai fianchi intorno.185
Quale dal natio monte, ove la pioggia
Sostenne, e i venti impetuosi, cala
Leon, che nelle sue forze confida:
Foco son gli occhi suoi; greggia, ed armento,
O le cerve salvatiche, al digiuno190
Ventre ubbidendo, parimente assalta,
Nè, perchè senta ogni pastore in guardia,
Tutto teme investir l’ovile ancora: