Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/186

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libro sesto 171

D’uom d’altronde venuto, e a lui donossi,
Dappoi che i molti, che l’ambiano, illustri395
Feaci tanto avanti ebbe in dispetto.
Così diriano; e crudelmente offesa
Ne saria la mia fama. Io stessa sdegno
Concepirei contra chiunque osasse,
De’ genitori non contenti in faccia,400
Pria meschiarsi con gli uomini, che sorto
Fosse delle sue nozze il dì festivo.
Dunque a’ miei detti bada; e leggiermente
Ritorno, e scorta impetrerai dal padre.
Folto di pioppi, ed a Minerva sacro405
Ci s’offrirà per via bosco fronzuto,
Cui viva fonte bagna, e molli prati
Cingono: ivi non più dalla cittade
Lontan, che un gridar d’uomo, il bel podere
Giace del padre, e l’orto suo verdeggia.410
Ivi tanto, che a quella, ed al paterno
Tetto io giunga, sostieni; e allor che giunta
Mi crederai, tu pur t’inurba, e cerca
Il palagio del Re. Del Re il palagio
Gli occhi tosto a sè chiama, e un fanciullino415
Vi ti potria condur: chè de’ Feaci
Non sorge ostello, che il paterno adegui.
Entrato nel cortil, rapidamente