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172 odissea

Sino alla madre mia per le superbe
Camere varca. Ella davanti al foco,420
Che del suo lume le colora il volto,
Siede, e, poggiata a una colonna, torce,
Degli sguardi stupor, purpuree lane.
Siedonle a tergo le fantesche, e presso
S’alza del padre il trono, in ch’ei, qual Dio425
S’adagia, e della vite il nettar bee.
Declina il trono, e stendi alle ginocchia
Della madre le braccia; onde tra poco
Del tuo ritorno alle natíe contrade,
Per remote che sien, ti spunti il giorno.430
Studiati entrarle tanto o quanto in core;
E di non riveder le patrie sponde,
Gli alberghi aviti, e degli amici il volto,
Bandisci dalla mente ogni sospetto.
     Detto così, della lucente sferza435
Diè su le groppe ai vigorosi muli,
Che pronti si lasciaro il fiume addietro.
Venian correndo, ed alternando a gara,
Bello a vedersi, le nervose gambe;
E la donzella, perchè Ulisse a piede440
Lei con le ancelle seguitar potesse,
Attenta carreggiava, e fea con arte
Scoppiare in alto della sferza il suono.