Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/198

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libro settimo 183

Poichè quanto i Feaci a regger navi
Gente non han, che li pareggi, tanto145
Valgon tele in oprar le Feacesi,
Cui mano industre più, che all’altre donne,
Diede Minerva, e più sottile ingegno.
     Ma di fianco alla reggia un orto grande,
Quanto ponno in dì quattro arar due tori,150
Stendesi, e viva siepe il cinge tutto.
Alte vi crescon verdeggianti piante,
Il pero, e il melagrano, e di vermigli
Pomi carico il melo, e col soave
Fico nettareo la canuta oliva.155
Nè il frutto qui, regni la state, o il verno,
Pere, o non esce fuor: quando sì dolce
D’ogni stagione un zeffiretto spira,
Che mentre spunta l’un, l’altro matura.
Sovra la pera giovane, e su l’uva160
L’uva, e la pera invecchia, e i pomi, e i fichi
Presso ai fichi, ed ai pomi. Abbarbicata
Vi lussureggia una feconda vigna,
De’ cui grappoli il Sol parte dissecca
Nel più aereo, ed aprico, e parte altrove165
La man dispicca dai fogliosi tralci,
O calca il piè ne’ larghi tini: acerbe
Qua buttan l’uve i ridolenti fiori,