Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/223

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208 odissea

Pari, o più grande, fulminarne in breve
Voi mi vedrete, io penso. Ed anco in altri270
Certami, o cesto, o lotta, o corso ancora,
Chi far periglio di se stesso agogna,
Venga in campo con me: poichè di vero
Mi provocaste oltre misura. Uom vivo
Tra i Feacesi io non ricuso, salvo275
Laodamante, che ricetto dammi.
Chi entrar vorrebbe con l’amico in giostra?
Stolto, e da nulla è senza dubbio, e tutto
Storpia le imprese sue, chiunque in mezzo
D’un popolo stranier con chi l’alberga280
Si presenta a contendere. Degli altri
Nessun temo, o dispregio, e son con tutti
Nel dì più chiaro a misurarmi pronto,
Come colui, che non mi credo imbelle,
Quale il cimento sia. L’arco lucente285
Trattare appresi: imbroccherei primajo,
Saettando un guerrier dell’oste avversa,
Benchè turba d’amici a me d’intorno
Contra quell’oste disfrenasse i dardi.
Sol Filottete mi vincea dell’arco,290
Mentre a gara il tendean sotto Ilio i Greci:
Ma quanti sulla terra or v’ha mortali,
Cui la forza del pane il cor sostenta,