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218 odissea

E ai Feaci rivolto, Udite, disse,
Voi, che per sangue, e merto i primi siete.520
Saggio assai parmi il forestiero, e degno,
Che di ricchi l’orniam doni ospitali.
Dodici reggon questa gente illustri
Capi, e tra loro io tredicesmo siedo.
Tunica, e manto, ed un talento d’oro525
Presentiamgli ciascuno, e tosto, e a un tempo:
Ond’ei, così donato, alla mia cena
Con più gioja nel cor vegna, e s’assida.
Eurialo, che il ferì d’acerbi motti,
Co’ doni, e in un con le parole, il plachi.530
     Assenso diè ciascuno, e un banditore
Mandò pe’ doni; e così Eurialo: Alcinoo,
Il più famoso de’ mortali, e grande,
L’ospite io placherò, come tu imponi.
Gli offrirò questa di temprato rame535
Fedele spada, che d’argento ha l’elsa,
La vagina d’avorio; e fu l’avorio
Tagliato dall’artefice di fresco.
Non l’avrà, io penso, il forestiere a sdegno.
     Ciò detto, a Ulisse in man la spada pose540
Con tali accenti: Ospite padre, salve.
Se dura fu profferta, e incauta voce,
Prendala, e seco il turbine la porti.