Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/240

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libro ottavo 225

Sì che già del dolor la miserella
Smunto ne porta e disfiorato il volto:695
Così Ulisse di sotto alle palpebre
Consumatrici lagrime piovea.
Pur del suo pianto non s’accorse alcuno,
Salvo Re Alcinoo, che sedeagli appresso,
E gemere il sentia: però ai Feaci,700
Udite, disse, o Condottieri, e Prenci.
Deponga il vate la sonante cetra:
Chè a tutti il canto suo grato non giunge.
Dal primo istante, ch’ei toccolla, in pianto
Cominciò a romper l’ospite, a cui siede705
Certo un’antica in sen cura mordace.
La mano adunque dalle corde astenga;
E lieto allo stranier del par, che a noi,
Che il ricettammo, questo giorno cada.
Consiglio altro non v’ha. Per chi tal festa?710
Per chi la scorta preparata, e i doni,
D’amistà pegni, e le accoglienze oneste?
Un supplice straniero ad uom, che punto
Scorga diritto, è di fratello in vece.
Ma tu di quel, ch’io domandarti intendo,715
Nulla celarmi astutamente: meglio
Torneranne a te stesso. Il nome dimmi,
Con che il padre solea, solea la madre,