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252 odissea

Per quale offesa, o Polifemo, tanto
Gridastu mai? Perchè così ci turbi520
La balsamica notte, e i dolci sonni?
Fúrati alcun la greggia? o uccider forse
Con inganno ti vuole, o a forza aperta?
E Polifemo dal profondo speco:
Nessuno, amici, uccidemi, e ad inganno,525
Non già con la virtude. Or se nessuno
Ti nuoce, rispondeano, e solo alberghi,
Da Giove è il morbo, e non v’ha scampo. Al padre
Puoi bene, a Re Nettun, drizzare i prieghi.
Dopo ciò, ritornâr su i lor vestigi;530
Ed a me il cor ridea, che sol d’un nome
Tutta si fosse la mia frode ordita.
     Polifemo da duoli aspri crucciato,
Sospirando altamente, e brancolando
Con le mani, il pietron di loco tolse.535
Poi, dove l’antro vaneggiava, assiso
Stavasi con le braccia aperte, e stese,
Se alcun di noi, che tra le agnelle uscisse,
Giungesse ad aggrappar: tanta ei credeo
Semplicitade in me. Ma io gli amici,540
E me studiava riscattar, correndo
Per molte strade con la mente astuta:
Chè la vita ne andava, e già pendea