Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/286

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libro decimo 271

Scôrsi un fumo salir d’infra una selva
Di querce annose, che in un vasto piano195
Di Circe alla magion sorgeano intorno.
Entrar disposi senza indugio in via,
E il paese cercar: poi, ripensando,
Al legno in vece rivoltare i passi,
Cibo dare ai compagni, e alcuni prima200
A esplorare inviar, mi parve il meglio.
Già tra la nave, e me poco restava:
Quando ad un de’ Celesti, in cui pietade
Per quella solitudine io destai,
Grosso, ed armato di ramose corna205
Drizzare alla mia volta un cervo piacque.
Spinto dal Sole, che il cuocea co’ raggi,
De’ paschi uscia della foresta, e al fiume
Scendea con labbra sitibonde; ed io
Su la spina lo colsi a mezzo il tergo210
Sì, che tutto il passò l’asta di rame.
Nella polve cadè, mandando un grido,
E via ne volò l’alma. Accorsi, e, il piede
Pontando in esso, dalla fonda piaga
Trassi il cerro sanguigno, ed il sanguigno215
Cerro deposi a terra: indi virgulti
Divelsi, e giunchi, attorcigliaili, fune
Sei spanne lunga ne composi, e i morti