Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/314

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libro undecimo 299

Ti prego, che di me, Signor mio, vogli
Là ricordarti, onde io non resti, come95
Della partenza spiegherai le vele,
Senza lagrime addietro, e senza tomba,
E tu venghi per questo ai Numi in ira.
Ma con quell’armi, ch’io vestia, sul foco
Mi poni, e in riva del canuto mare100
A un misero guerrier tumulo innalza,
Di cui favelli la ventura etade.
Queste cose m’adempj; ed il buon remo,
Ch’io tra i compagni miei, mentre vivea,
Solea trattar, sul mio sepolcro infiggi.105
     Sventurato, io risposi, a pien fornita
Sarà, non dubitarne, ogni tua voglia.
     Così noi sedevam, meste parole
Parlando alternamente, io con la spada
Sul vivo sangue ognora, e a me di contra110
La forma lieve del compagno, a cui
Suggeria molti accenti il suo disastro.
Comparve in questo dell’antica madre
L’Ombra sottile, d’Anticléa, che nacque
Dal magnanimo Autolico, e a quel tempo115
Era tra i vivi, ch’io per Troja sciolsi.
La vidi appena, che pietà mi strinse,
E il lagrimar non tenni: ma nè a lei,