Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/371

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due aquile; donde il vecchio Aliterse pronostica vicino il ritorno d’Ulisse; e n’è ingiuriato da Eurimaco, l’altro Capo de’ Proci, ma men ribaldo. Dimanda, che Telemaco fa, d’una nave per andare a Pilo, ed a Sparta. Mentore si studia di eccitare il popolo contra i Proci; e Leocrito il minaccia, e scioglie il Parlamento. Telemaco, ritiratosi in riva del mare, priega Minerva, che gli appare sotto la figura di Mentore, e l’assistenza sua gli promette. Egli rientra nel palagio, e richiede la nutrice Euricléa del viatico. Dolore di questa per la partenza. Giunta la notte, il giovinetto imbarcasi con Minerva, che, pur sotto la figura di Mentore, l’accompagna.

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Lib. III. Arrivo di Telemaco a Pilo, mentre Nestore sagrificava solennemente a Nettuno. Il Re lo accoglie cortesemente. Telemaco se gli dà a conoscere, e domandagli novella del padre. Nestore racconta ciò, che nel ritorno da Troja è avvenuto a sè, e ad altri eroi della Grecia, fermandosi più a lungo sopra Agamennone. Ma d’Ulisse nulla sa dirgli. Bensì lo consiglia di andare a Sparta, e richiederne Menelao, che giunse di fresco dopo un lungo viaggio. Sparizione di Minerva, che sotto la figura di Mentore avea accompagnato Telemaco. Nestore, che la riconobbe, le fa il dì appresso un sagrifizio solenne; e commette a Pisistrato, un de’ suoi figli, di condurre a Sparta Telemaco sovra un cocchio. Partenza