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16 odissea

Di pastorello delicato in forma,
Quale un figlio di Re mostrasi al guardo,270
S’offerse a lui: doppia, e ben fatta veste
Avea d’intorno agli omeri, calzari
Sotto i piè molli, e nella destra un dardo.
Gioì Ulisse a mirarla, e incontanente
Le mosse incontro con tai detti: Amico,275
Che qui primiero mi t’affacci, salve.
Deh non mi t’affacciar con alma ostile:
Ma questi beni, e me serba, che abbraccio
Le tue ginocchia, e te, qual Nume, invoco.
Che terra è questa? che città? che gente?280
Una dell’ondicinte isole forse?
O di fecondo continente spiaggia,
Che scende in sino al mar? Schietto favella.
     Stolto sei bene, o di lontan venisti,
La Dea rispose dall’azzurro sguardo,285
Se di questa contrada, ospite, chiedi.
Cui non è nota? La conosce appieno
Qual ver l’Aurora, e il Sol, qual ver l’oscura
Notte soggiorna. Alpestra sorge, e male
Vi si cavalca, né si stende assai.290
Sterile non però torna: di grano
Risponde, e d’uva, e la rugiada sempre
Bagnala, e il nembo: ottimo pasco i buoi,