Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/448

Da Wikisource.

libro decimoquinto 67

E più ancor ci unirà questo viaggio.
Non mi guidare oltra il naviglio mio,245
Colà mi lascia: ritenermi il vecchio
Mal mio grado appo sè, di carezzarmi
Desioso, potrebbe; e a me bisogna
Toccare in breve la natia contrada.
     Mentre così l’un favellava, all’altro,250
Che d’attener la sua promessa i modi
Discorrea con la mente, in questo parve
Dover fermarsi. Ripiegò i destrieri
Verso il mare, e il naviglio; e i bei presenti,
Onde ornato il compagno aveva l’Atride,255
Scaricò su la poppa. Indi, Su via,
Monta, disse, di fretta, e a’ tuoi comanda
Pria la nave salir, che me il mio tetto
Riceva, e il tutto al genitore io narri.
So, qual chiuda nel petto alma sdegnosa:260
Ti negherà il congedo, in su la riva
Verrà egli stesso, e benchè senza doni
Da lui, cred’io, tu non partissi, un forte
Della collera sua scoppio io preveggo.
     Dette tai cose, alla città de’ Pilj265
Spinse i destrieri dal leggiadro crine,
E all’eccelsa magion rapido giunse.
     E Telemaco a’ suoi: Pronti la nave,