Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/484

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libro decimosesto 103

A vicenda sedean gli esploratori:
Poi, dato volta il Sol, la notte a terra395
Mai non passammo, ma su ratta nave
Stancavam l’onde sino ai primi albori,
Tendendo insidie al giovane, e l’estremo
Preparandogli eccidio. E non pertanto
Nella sua patria il ricondusse un Dio.400
Consultiam dunque, come certa morte
Dare al giovane qui. Speriamo indarno
La nostra impresa maturar, s’ei vive:
Chè non gli falla il senno, e a favor nostro
La gente, come un dì, più non inchina.405
Non aspettiam, che a parlamento ei chiami
Gli Achivi tutti, nè crediam, che lento
Si mostri, e molle troppo. Arder di sdegno
Veggolo, e, sorto in piè, dir, che ruina
Noi gli ordivamo, e che andò il colpo a vôto.410
Prevenirlo è mestieri, e o su la via
Della cittade spegnerlo, o ne’ campi.
Non piace forse a voi la mia favella,
E bramate, ch’ei viva, e del paterno
Retaggio goda interamente? Adunque415
Noi dal fruirlo ritiriamci, l’uno
Disgiungasi dall’altro, e al proprio albergo
Si renda: indi Penelope richieda,