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136 odissea

Quel forestiere, onde in colloquio io seco
Mi restringa, e richiedagli, se mai620
D’Ulisse udì, se il vide mai con gli occhi,
Ei, che di gran viaggi uom mi rassembra.
     E tu così le rispondesti Euméo:
Oh volesser gli Achei per te, Regina,
Tacersi alcuni istanti! Ei tal favella,625
Che somma in cor ti verseria dolcezza.
Io tre giorni appo me l’ebbi, e tre notti,
Che fuggito era da un’odiata nave:
Nè però tutti mi narrò i suoi guai.
Qual racceso dai Numi illustre vate630
Voce sì grata agli ascoltanti innalza,
Che l’orecchio, fissando in lui le ciglia,
Se dal canto riman, tendono ancora:
Tal mi beava nella mia capanna.
Dissemi, che di padre in figlio a Ulisse635
Dell’ospitalità stringealo il nodo;
Che nativo di Creta era, del grande
Minosse culla; e che di là, cadendo
D’un mal sempre nell’altro, a’ tuoi ginocchi
Venia di gramo supplicante in atto.640
M’affermò, che d’Ulisse avea tra i ricchi
Tesproti udito, che vive anco, e molti
All’avita magion tesori adduce.