Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/563

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182 odissea

Gran tempo rimarrà. Vuoi tu, ch’io giuri?
Prima il Saturnio in testimonio io chiamo,370
Sommo tra i Numi, ed ottimo, e d’Ulisse
Poscia il sacrato focolar, cui venni:
Tutto, qual dico, seguir dee. Quest’anno,
L’uno uscendo de’ mesi, o entrando l’altro,
Varcherà Ulisse le paterne soglie.375
     Oh s’avveri! Penelope rispose.
Tai dell’affetto mio pegni tu avresti,
Che quale, o forestiero, in te con gli occhi
Desse, diria: Vedi mortal beato!
Ma altro io penso, e quel, ch’io penso, fia:380
Nè riederà il consorte, nè tu scorta
Impetrerai: chè non v’ha più un Ulisse
Qui, se pur v’era un giorno, e non fu sogno,
Un Ulisse non v’ha, che i venerandi
Ospiti accor nel suo real palagio385
Sappia, ed accommiatarli. Or voi, mie donne,
Lavate i piedi allo straniero, e un denso
Di coltri, e vesti, e splendidi mantelli
Letto gli apparecchiate, ov’ei corcato
Tutta notte si scaldi in sino all’Alba.390
L’Alba comparsa in Orïente appena,
Voi tergetelo, e ungetelo; ed ei mangi
Seduto in casa col mio figlio, e guai