Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/577

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196 odissea

Ne tenda, e passi pe’ ritondi ferri,
Ti s’offrirà davante il tuo consorte.720
     E Penelope al fine: Ospite, quando,
Vicino a me sedendoti, il diletto
Protrar della tua voce a me volessi,
Non mi cadrebbe su le ciglia il sonno.
Ma non può sempre l’uom vivere insonne:725
Chè legge a tutto stabiliro, e meta
Su la terra fruttifera gli Eterni.
Io, nelle stanze alte salita, un letto
Premerò, che divenne a me lugubre
Dal dì, che Ulisse il canape funesto730
Per la nemica sciolse infanda Troja.
Tu nel palagio ti riposa, e a terra
Sdrajati, o, se ti piace, a te le mie
Donne apparecchieran, dove corcarti.
     La Regina, ciò detto, alle superne735
Montò sue stanze, e non già sola; ed ivi
Sino a tanto piangea l’amato Ulisse,
Che un dolce sonno sovra lei spargesse
La cilestra negli occhi augusta Diva.