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214 odissea

Meglio d’assai per te, che nol cogliesti,
Sì Telemaco allora il tracotante370
Ctesippo rabbuffò: meglio, che il colpo
L’oste schivasse; però ch’io nel mezzo
Del cor senz’alcun dubbio un’asta acuta
T’avrei piantata, e delle nozze in vece
Celebrate t’avria l’esequie il padre.375
Fine dunque agl’insulti. Io più fanciullo
Non son, tutto m’è noto, ed i confini
Segnar del retto, e del non retto, io valgo.
Credete voi, ch’io soffrirei tal piaga
Nelle sostanze mie, se forte troppo380
Non fosse impresa il frenar molti a un solo?
Su via, cessate dall’offese, o, dove
Sete del sangue mio l’alme vi punga,
Prendetevi il mio sangue. Io ciò pria voglio,
Che veder ciascun giorno opre sì indegne,385
I forestieri dileggiati, e spesso
Battuti, e nello splendido palagio
Contaminate, oh reità! le ancelle.
     Tutti ammutiro, e sol, ma tardi molto,
Favellò il Damastoride Agelao:390
Nobili amici, a chi parlò con senno,
Nessun risponda ingiurïoso, e avverso;
Nè forestier più si percuota, o altr’uomo,