Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/60

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libro secondo 45

Anfore, e tutte le suggella. Venti
Di macinato gran giuste misure445
Versami ancor ne’ fedeli otri, e il tutto
Colloca in un: ma sappilo tu sola.
Come la notte alle superne stanze
La madre inviti, e al solitario letto,
Per tai cose io verrò: chè l’arenosa450
Pilo visitar voglio, e la ferace
Sparta, e ad entrambe domandar del padre.
     Diè un grido, scoppiò in lagrime, e dal petto
Euricléa volar feo queste parole:
Donde a te, caro figlio, in mente cadde455
Pensiero tal? Tu, l’unico rampollo
Di Penelope, tu, la nostra gioja,
Per tanto Mondo raggirarti? Lunge
Dal suo nido perì l’inclito Ulisse
Fra estranie genti; e perirai tu ancora.460
Sciolta la fune non avrai, che i Proci
Ti tenderanno agguati, uccideranti,
E tutte partirannosi tra loro
Le spoglie tue. Deh qui con noi rimani,
Con noi qui siedi, e su i marini campi,465
Che fecondi non son che di sventure,
Lascia, che altri a sua posta errando vada.
     Fa cor, Nutrice, ei le risponde tosto: