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222 odissea

     S’incontraro gli eroi nella magione
D’Orsiloco in Messenia. Di Messene20
Una masnada pecore trecento
Co’ lor custodi su le lunghe navi
Rapito avea dagl’Itacesi paschi;
E a richiederle il padre, e gli altri vecchj
Giovane ambasciator per lunga strada,25
Mandaro Ulisse. D’altra parte Ifíto
In traccia sen venia delle perdute
Sue dodici cavalle, e delle forti
Alla lor mamma pazïenti mule,
Donde ruina derivogli, e morte:30
Però che Alcide, il gran figliuol di Giove
D’opere grandi fabbro, a lui, che accolto
Nel suo palagio avea, non paventando
Nè la giustizia degli Dei, nè quella
Mensa ospital che gli avea posta innanzi,35
Tolse iniquo la vita, e le giumente
Dalla forte unghia in sua balía ritenne.
Queste cercando, s’abbattè ad Ulisse,
E l’arco gli donò, che il chiaro Euríto
Portava, e in man del suo diletto figlio40
Pose morendo negli eccelsi alberghi.
E il Laerziade un’affilata spada
Diede, e una lancia noderosa a Ifíto,