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306 odissea

Giunser, dalla città calando, in breve
Del buon Laerte al poder culto, e bello,270
De’ suoi molti pensier frutto, e de’ molti
Studj, e travagli suoi. Commoda casa
Gli sorgea quivi di capanne cinta,
Ove cibo, e riposo ai corpi, e sonno
Davan famigli, che, richiesti all’uopo275
Delle sue terre, per amor più ancora,
Che per dover, servianlo; ed una buona
Pur v’abitava Siciliana fante,
Che in quella muta solitudin verde
De’ canuti anni suoi cura prendea.280
Ulisse ai due pastori, e al caro pegno,
Entrate, disse, nella ben construtta
Casa, e per cena un de’ più grassi porci
Subito apparecchiate. Io voglio il padre
Tentar, s’ei dopo una sì lunga assenza285
Mi ravvisa con gli occhi, o estinta in mente
Gli abbia di me la conoscenza il tempo.
     Detto, consegnò lor l’armi; e Telemaco,
E i due pastor rapidi entraro. Ulisse
Del grande orto pomifero alla volta290
Mosse, nè Dolio, discendendo in quello,
Trovò, nè alcun de’ figli, o degli schiavi,
Che tutti a raccor pruni, onde il bell’orto