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rotterdam. 105

Carel Fabritius morì per lo scoppio di una polveriera; Giovanni Scotel morì col pennello in mano d’un colpo d’apoplessia; il Potter morì tisico; Luca di Leida morì avvelenato. Così che tra le brutte morti, lo stravizio e la gelosia, si può dire che una gran parte dei pittori olandesi hanno avuto una sorte ben infelice.

V’è ancora nel Museo di Rotterdam una bella testa del Rembrandt; una scena di briganti del Wouwermam, gran pittore di cavalli e di battaglie; un paesaggio del Van Goyen, il pittore delle spiaggie morte e dei cieli plumbei; una marina del Backhuizen, il pittore delle tempeste; un quadro del Berghem, il pittore dei paesaggi ridenti; uno dell’Everdingen, il pittore delle cascate d’acqua e delle foreste; ed altri quadri italiani e fiamminghi.

Uscendo dal Museo incontrai una compagnia di soldati, i primi soldati olandesi ch’io vedevo, vestiti di scuro, senz’alcun ornamento vistoso, biondi dal primo all’ultimo, coi capelli lunghi, e quasi tutti con un’aria di bonomia che mi faceva parere strano che portassero delle armi. A Rotterdam, una città di più di centomila abitanti, ci sono trecento soldati di presidio! E dire che Rotterdam ha fama, tra le città dell’Olanda, d’essere la più turbolenta e la più pericolosa! Ci fu infatti, tempo fa, una dimostrazione popolare contro il Municipio, la quale non ebbe altra conseguenza che alcuni vetri rotti; ma in un paese come quello, che va coll’oriolo, doveva pa-