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L'AJA. 187

raggio di sole. Di là dagli olmi, dalle due parti della strada, ci son palazzine, padiglioni, villette coi tetti frangiati, come chioschi di giardino, e facciate di mille forme capricciose colle solite iscrizioni che invitano al riposo e al piacere. Quella strada, che è il passeggio favorito del popolo dell’Aja la sera della domenica, gli altri giorni è quasi sempre solitaria. Non vi s’incontra che qualche donna di Scheveningen, qualche carrozza, e le diligenze che vanno e vengono tra la città e il villaggio. Andando innanzi, par che si debba riuscire in faccia a un palazzo reale, in mezzo a un gran giardino o a un gran parco. Quella folta vegetazione, quell’ombra, il silenzio, ricordano il bosco dell’Alhambra di Granata. Non si pensa più a Scheveningen e si dimentica che s’è in Olanda.

Arrivati in fondo, è un istantaneo cambiamento di scena che fa rimaner trasognati: la vegetazione, l’ombra, le immagini di Granata, tutto è sparito: si è in mezzo alle dune, nella sabbia, nel deserto; si sente soffiar nel viso un vento salino, e si ode un gran rumore sordo e diffuso; si sale sopra un’altura, e si vede il Mare del Nord.

Per chi non ha mai veduto che il Mediterraneo, lo spettacolo di quel mare e di quella spiaggia, desta un sentimento nuovo e profondo. La spiaggia è tutta sabbia chiara e finissima come cenere, sulla quale scorre avanti e indietro, come un tappeto continuamente spiegato e ripiegato, l’ultimo lembo delle onde del mare. Questa spiaggia sabbiosa si stende fino ai