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202 L'AJA.

nascondono i bastimenti, gli argini nascondono i canali, la nebbia nasconde i campi, le dune nascondono il mare.” — “E un giorno o l’altro,” mi rispose l’amico, “il mare nasconderà tutto, e sarà finito il giuoco.”

Passammo le dune e ci avanzammo nella spiaggia dove si fanno i lavori preparatorii per aprire il canale di Rotterdam.


Due dighe, una lunga più di mille duecento metri, l’altra più di duemila, e distanti un chilometro tra loro, si avanzano nel mare, in direzione perpendicolare alla spiaggia. Queste due dighe, costruite per proteggere l’entrata dei bastimenti nel canale, sono formate da parecchi ordini di palafitte enormi, di blocchi smisurati di granito, di fascine, di sassi, di terra, e hanno la larghezza di dieci uomini schierati di fronte. Il mare, che le flagella di continuo, e le copre in gran parte durante l’alta marea, ha vestito interamente pietre, travi e fascine d’uno strato fittissimo di conchiglie nere come l’ebano, che da lontano paiono un immenso tappeto di velluto, e danno a quei due giganteschi baluardi un aspetto severo e magnifico, come d’un paramento guerresco spiegato dall’Olanda per celebrare la sua vittoria sull’oceano. In quel momento, montava la marea, e ferveva la battaglia intorno all’estremità lontana delle dighe. Non si può dire la rabbia con cui le onde livide si vendicavano dello scherno di quelle due smisurate corna di granito che l’Olanda