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l’aja. 239

Intorno a questi tre poeti, che hanno in sè i tre vizi principali della letteratura olandese: di perdersi nelle nuvole, o di volare terra terra, o d’impigliarsi nella rete del misticismo, si raggruppano altri infiniti poeti epici, comici, satirici, lirici, i più del secolo decimosettimo, pochissimi del decimottavo; molti dei quali godono d’una grande fama in Olanda; ma di cui nessuno esce abbastanza di schiera, da richiamare l’attenzione dello straniero che passa.


Meritano piuttosto un rapido sguardo i tempi presenti.

Che la critica, spogliando la storia olandese del velo di poesia di cui l’aveva vestita il patriottismo degli scrittori, l’abbia condotta sulla via più larga e più feconda della giustizia; che gli studi filologici siano in altissimo onore e che quasi tutte le scienze abbiano in Olanda dei cultori di fama europea, è cosa che nessun studioso, in Italia, ignora, e che agli altri basta accennare.

Della letteratura propriamente detta, il genere più fiorente è il Romanzo. L’Olanda ha avuto il suo romanziere nazionale, il suo Walter Scott, in Van Lennep, morto pochi anni sono; scrittore di romanzi storici che furono accolti con entusiasmo da tutte le classi della società; pittore efficacissimo di costumi, dotto, arguto, maestro di descrizioni e dialogista ammirabile; ma che sovente è prolisso, si serve di vecchi artifici, adopera scioglimenti forzati e non nasconde sempre abbastanza sè medesimo.