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284 HAARLEM.

tate, pieni di contrasti, di capricci e di sorprese; i prezzi crebbero meravigliosamente; una nuova screziatura, una forma nuova ottenuta in quelle foglie benedette, fu un avvenimento, una buona fortuna; migliaia di persone si diedero a quello studio con un furore di maniaci; in tutto il paese non si parlò più che di petali, di colori, di bulbi, di vasi, di semenze. Questa mania giunse fino al segno di far ridere l’Europa intera. I bulbi dei tulipani più rari salirono a un prezzo favoloso; alcuni furono una ricchezza come una casa, un podere, un mulino; un bulbo equivaleva alla dote d’una ragazza di famiglia agiata; per un bulbo furono dati, in non so quale città, due carri di grano, quattro carri d’orzo, quattro buoi, dodici pecore, due botti di vino, quattro botti di birra, mille libbre di formaggio, un vestimento completo e una coppa d’argento. Il bulbo d’un tulipano chiamato l’Ammiraglio Liefkenskoek, fu venduto ottomila ottocento lire. Un altro bulbo, d’un tulipano chiamato Semper Augustus, fu comperato al prezzo di tredicimila fiorini olandesi. Un bulbo Ammiraglio Enkhuizen fu pagato più di duemila scudi. Un giorno, non rimanendo più in tutta l’Olanda che due bulbi del Semper Augustus, uno in Amsterdam, l’altro in Haarlem, furono offerti per uno di essi quattromila seicento fiorini, una splendida carrozza e due cavalli pomellati con la bardatura di gala; e l’offerta fu rifiutata. Un altro compratore offerse dodici jugeri di terreno, e neanch’egli lo potè avere. Nei registri d’Alkmaar, è ricordato