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canto,nel mezzo, e lascia il varco libero ai bastimenti. Due soli uomini, movendo una macchina a un segnale del cantoniere, staccano, in due minuti, due archi del ponte, e in un tempo uguale, all’avvicinarsi d’un altro treno, li ricongiungono. Poco dopo passato il ponte, si vedono luccicare all’orizzonte le acque dell’Y.

Qui si prova più vivo che mai un certo sentimento d’inquietudine che turba sovente chi viaggia per la prima volta in Olanda. La strada corre sopra una striscia di terra che separa il fondo dell’antico mare d’Haarlem dalle acque dell’Y; prolungamento, così chiamato per la sua forma, del golfo di Zuiderzee, il quale s’addentra nelle terre, fra Amsterdam e la Nord-Olanda, sino alle dune del Mare del Nord. Per costrurre questa strada ferrata, che venne aperta nel 1839, prima del prosciugamento del lago d’Haarlem, si dovette sovrapporre fascine a fascine, palafitte a palafitte, pietre a pietre, sabbia a sabbia; formare una sorta di istmo artificiale a traverso le paludi; comporre, in una parola, il terreno, sul quale la strada doveva passare; e fu un lavoro pieno di difficoltà e dispendiosissimo, che richiede tuttora cure e spese continue. Questa lingua di terra si va assottigliando fino ad Halfweg, che è la sola stazione compresa fra Haarlem ed Amsterdam. Qui le acque dell’Y e il fondo del lago prosciugato sono divisi da cateratte colossali, alle quali è affidata l’esistenza d’una buona parte dell’Olanda meridionale. Se queste ca-