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AMSTERDAM. 299

dal far del giorno alla sera. Dai punti avanzati di codeste dighe si abbraccia con uno sguardo l’intero porto: le due foreste di navigli dalle bandiere di mille colori, racchiusi nei due grandi bacini; i bastimenti che arrivano dal gran canale del Nord, e che entrano a vele spiegate nel mare di Zuiderzee; i barconi e le barche che s’incrociano da tutte le parti del golfo; la costa verde della Nord-Olanda; i cento mulini di Zandam; la lunghissima schiera delle prime case di Amsterdam che disegnano sul cielo le loro mille punte nere; le innumerevoli colonne di fumo filigginoso, che s’alzano dalla città sull’orizzonte grigio; e quando le nuvole sono in moto, una continua, rapidissima, meravigliosa variazione di colori e d’aspetti, per la quale ora sembra di essere nel più gaio, ora nel più tristo paese del mondo.

Ritornando in città, per osservare particolarmente gli edifizii, i primi a chiamar l’attenzione sono i campanili. In Amsterdam ci sono templi di tutte le religioni: sinagoghe, chiese per i riformati calvinisti, chiese pei luterani della confessione Ausburgo strettamente osservata, chiese per i luterani della confessione d’Ausburgo osservata largamente, chiese per i rimostranti, per i mennoniti, per i valloni, per gl’inglesi episcopali, per gl’inglesi presbiteriani, per i cattolici, per i greci scismatici; e ognuno di questi templi innalza al cielo un campanile che par stato fatto per vincere tutti gli altri di originalità e di bizzarria. Quello che dice Vittor Hugo degli archi-