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322 AMSTERDAM.

leva da innondazioni spaventevoli si difende dagli anabattisti, manda a vuoto le trame del Leicester, detta la legge a Guglielmo II, respinge l’invasione di Luigi XIV, e finalmente, come tutte le cose di quaggiù, declina, brillando ancora una volta della luce effimera di terza città dell’impero francese, onorificenza ufficiale, molto somigliante alle croci che si danno agl’impiegati malcontenti, per compensarli d’una traslocazione rovinosa. È ancora una ricca città commerciale; ma circospetta, lenta, appiccicata alle tradizioni, amica più del gioco della Borsa che delle imprese ardite, e che rivaleggia più brontolando che operando con Amburgo e Rotterdam, piene di giovinezza e di speranze. Malgrado ciò, ella serba ancora la maestà dell’antica dominatrice dei mari, è ancora la più bella gemma delle provincie unite, e lascia allo straniero che l’abbandona, un’immagine severa di grandezza e di potenza, che nessun’altra città d’Europa cancella.




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