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324 UTRECHT.

Adriano VI, di Carlo V, di Luigi XIV; e ribolle ancora il furore battagliero degli antichi vescovi, trasfuso nel sangue dei calvinisti ortodossi e dei cattolici ultramontani.

La strada, partendo da Amsterdam, passa accanto al Dimermeer, il polder (si chamano polder i terreni prosciugati) più profondo dell’Olanda; fiancheggia il braccio del Reno chiamato Vecht, e trascorrendo fra ville e verzieri, arriva alla città d’Utrecht, che siede in mezzo a una campagna fertilissima, irrigata dal Reno, reticolata di canali, e sparsa di giardini e di case.

Utrecht, come Leida, ha l’aspetto triste e solenne d’una gran città decaduta; vaste piazze deserte, grandi strade silenziose e larghi canali in cui si specchiano case di forma antica e di color fosco. Ma v’è una cosa nuova per gli stranieri. I canali sono, come l’Arno a Firenze e la Senna a Parigi, profondamente incassati fra le strade che li fiancheggiano; e sotto le strade vi sono officine, magazzini, botteghe, abituri che hanno le porte sull’acqua e la strada per tetto. La città è circondata di bei viali, ed ha un passeggio famoso, che Luigi XIV preservò generosamente dal vandalismo dei suoi soldati: una strada lunga una mezza lega francese, ombreggiata da otto file di bellissimi tigli.

La storia della città d’Utrecht è in gran parte immedesimata con la storia della sua cattedrale, che è forse di tutte le chiese d’Olanda quella ch’ebbe più strane vicende. La fondò verso il 720 un vescovo