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UTRECHT. 335

loro vita è rigorosissima. Professano, almeno esteriormente, la confessione d’Ausburgo. Ammettono il peccato originale, ma colla fede che la morte di Gesù Cristo abbia lavato assolutamente l’umanità. Credono che l’unità della Chiesa consista più nella carità la quale deve riunire tutti i discepoli di Cristo in una sola mente e in un sol cuore, che non nella uniformità della fede. Praticano, in un certo senso, le comunità dei beni, e formano il tesoro comune con offerte volontarie. Esercitano fra loro tutte le professioni necessarie: di medici, d’assistenti, di monitori, di maestri. I superiori possono punire col rimprovero, colla scomunica e coll’espulsione dalla Comunità. Le occupazioni della giornata sono regolate come in un collegio: preghiera, riunioni particolari, letture, lavoro, esercizi religiosi, a quell’ora fissa e tra i fratelli di quella data classe. Per dare un’idea dell’ordine che regna in questa società, basta accennare, fra le tante altre consuetudini strane, che il differente stato delle donne è indicato con un nastro di vario colore che portano sul capo. Le ragazze hanno un nastro color di rosa vivo fino a dieci anni; un nastro rosso fino a diciotto, e uno rosso pallido fino al giorno che si maritano; le donne maritate un nastro azzurro e le vedove un nastro bianco. Così in questa società ogni cosa è classificata, prestabilita, misurata; la vita scorre come una macchina agisce; l’uomo si move come un automa; il regolamento tien luogo di volontà e l’orologio governa il pensiero. Quando entrai in mezzo a quell’edifizio,