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342 BROEK.

su per guardare il bastimento nella stessa maniera che, poco prima, alzavamo il viso noi per guardare la gente che passava sulle dighe. Incontravamo bastimenti rimorchiati da cavalli, barconi rimorchiati da famiglie intere, disposte in fila per ordine d’età, dal nonno al nipote, e dinanzi al nipote il cane; piroscati che venivano da Alkmaar e da Helder, pieni di contadine col cerchio d’oro intorno alla fronte; e vedevamo da tutte le parti della campagna scorrere delle barche a vela, che, essendo i canali nascosti dalle dighe verdi, pareva che scivolassero suir erba dei prati.

Arrivato alla mia mèta, discesi, stetti a veder partire il piroscafo, e poi solo soletto presi la via di Broek, fiancheggiata a sinistra da un canale e a destra da una siepe. Dovevo fare un’ora di cammino. La campagna era verde, rigata da mille canali, sparsa di gruppi d’alberi e di mulini a vento, e silenziosa come una steppa. Bellissime vacche bianche e nere erravano o riposavano sulla sponda dei canali, non custodite da alcuno; stormi d’anitre e d’oche bianche come cigni sguazzavano nei bacini; e qualche barchetta scorreva qua e là sui canali tra prato e prato, condotta a remi da un contadino. Quella vasta pianura animata di codesta vita lenta e muta, m’ispirava un sentimento di pace così soave, che la più dolce musica m’avrebbe turbato come uno strepito importuno.

Dopo una mezz’ora di cammino, benchè di Broek non apparisse ancora che la punta del campanile,