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verginale, di nuovo, che fa quasi parer strano che siano europei del tempo nostro; che fa pensare di essere in un altro continente e in un’altra civiltà; di trovarsi in un paese dove la ricchezza fiorisca senza fatica, la vita scorra senza passioni, la società si regga e si muova senz’attriti e senza scosse, e nessuno desideri altro bene che la pace. E se mentre si pensa a questo, l’orologio del campanile più vicino canta colle sue note argentine una vecchia canzone nazionale, allora l’illusione è intera, e si vorrebbe condurre a Zaandam la famiglia e gli amici, e finire in una di quelle casette verdi i nostri giorni tranquilli.

Ma se tutta questa beatitudine non è che illusione, è un fatto però che Zaandam è una delle più agiate città dell’Olanda, che in molte di quelle casette verdi stanno dei costruttori di navi millionarii, e che non c’è famiglia senza pane, nè ragazzo senza maestro.

Oltre a questo, Zaandam possiede quello che Napoleone I disse: «il più bel monumento dell’Olanda» cioè la capanna di Pietro il Grande, in onore del quale la città fu per un tempo ed è ancora chiamata da molti Czardam o Saardam. Una squadra di ciceroni sussurra il nome di questa capanna famosa nell’orecchio a tutti gli stranieri che arrivano a Zaandam, e si può dire ch’essa è lo scopo unico di tutti coloro che vanno a visitare questa città.

Quando e perchè il grande Imperatore sia andato a stare in quella capanna, è noto a tutti. Dopo aver vinto i Tartari e i Turchi, ed essere entrato trion-