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HELDER. 385

inondato, a traverso il quale passa il gran canale del Nord. Di là dal polder, intorno al villaggio di Zand, si stende una gran pianura deserta, sparsa di sterpeti, di stagni e d’alcune casupole di contadini coperte di tetti piramidali, che da lontano presentano l’aspetto di monumenti mortuarii. Di là dal villaggio di Zand, un vastissimo polder (chiamato Anna Paulowna, in onore della moglie di Guglielmo II d’Orange, granduchessa di Russia) che fu prosciugato fra il 1847 e il 1850, Dopo il polder, da capo vaste pianure, sterpeti e paludi, fino all’estrema punta della Nord-Olanda, dove sorge, velata dalla nebbia e sferzata dai venti e dalle onde, la giovine e solitaria città di Helder, la sentinella morta dei Paesi Bassi.


Helder ha questa singolarità, che quando vi s’è dentro, si cerca la città e non si trova. È, si può dire, una sola lunghissima strada, fiancheggiata da due schiere di piccole case rosse, e protetta da una diga gigantesca che forma come una spiaggia artificiale sul Mare del Nord. Questa diga, che è una delle più meravigliose opere dei tempi moderni, si stende per la lunghezza di quasi dieci chilometri dal Nieuwediep, dov’è l’entrata del gran canale del Nord, fino al forte il principe Ereditario, che si trova all’estremità opposta della città; è costrutta interamente con massi enormi di granito di Norvegia e di pietra calcare del Belgio; è percorsa sulla sommità da una bella strada carrozzabile; e scende