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IL ZUIDERZEE. 415

che la mercantessa desiderava, e per non tornare col bastimento vuoto, lo caricò di grano. Quando rientrò nel porto di Stavoren, la mercantessa, che era là ad aspettarlo, gli domandò: “Che hai portato?” Il capitano rispose umilmente che non aveva portato che del grano. “Del grano!” gridò l’altera mercantessa con un accento di sdegno e di disprezzo. “Gettalo immediatamente nel mare.” Il capitano obbedì, l’ira di Dio traboccò. Nel punto stesso che il grano cadeva nell’acqua, si formava dinanzi al porto un grande banco di sabbia, il quale estinse a poco a poco il commercio della città. Questo banco di sabbia c’è infatti, e si chiama Vrouwensand, ossia sabbia della Dama, ed è un tale impedimento, che anche i più piccoli bastimenti mercantili debbono governarsi con grande prudenza per non darci dentro; nè un gran molo che si costrusse per riparare a questo danno, cangiò punto le sorti della città condannata a morire.


Quando il bastimento partì da Stavoren, tramontava il sole; ma nonostante l’ora e la stagione, il tempo era così mite, che io potei desinare sopra coperta, e ispirato dalla grande idea del prosciugamento del Zuiderzee, prosciugare fino alle sue più oscure profondità una bottiglia di vecchio Bordeaux, senza aver bisogno d’alitarmi neanco una volta sulle punte delle dita. I viaggiatori eran scesi tutti sotto, il mare era quietissimo, il cielo dorato, il Bordeaux squisito, il mio cuore in pace. Intanto mi si