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436 FRISIA.

gia e dal sole un’intera famiglia. Si compone di un cerchio di legno, grande due volte uno degli ordinari tavolini da caffè, e d’un cappello di paglia munito d’una tesa della stessa grandezza, mancante da una parte, in modo che presenta la forma d’un semicircolo. Il cerchio è ornato di una lunga frangia, ed ha una piccola apertura, nella quale entra la testa, e vi si assicura non so come. Quando il cerchio è assicurato, il cappello, che è una cosa a parte, vi si posa su e vi si stende come una tela sull’armatura d’una baracca, e l’edifizio è compiuto. Quest’edifizio, quando le signore entravano in chiesa, lo scomponevano, per non ingombrare troppo spazio, e lo rifabbricavano al momento d’uscire, e il cappello pareva grazioso, e l’operazione comodissima. Tanto è vero il proverbio, che tutti i gusti son gusti.


Un cortese frisone, al quale ero raccomandato da un amico dell’Aja, mi condusse in campagna per vedere le case dei contadini. Ci dirigemmo da Leuwarde verso la città di Freek, a traverso uno dei tratti più fertili della Frisia, per una bella strada ammattonata e pulita come un marciapiede di Parigi; e arrivammo, dopo un breve cammino, a una casa dinanzi alla quale il mio compagno s’arrestò e disse in tuono grave: “Ecco il friesche hiem del contadino frisone, la vecchia fattoria degli antenati.” Era una casa di mattoni, con le persiane verdi e le tendine bianche, coronata d’alberi e posta in mezzo a un giardinetto circondato da un fosso pieno