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FRISIA. 439

Il contadino che ci accompagnava, ci permise di dare una capatina in una stanza dove sua moglie e la sua figliuola, l’una col casco d’oro e l’altra col casco d’argento, lavoravano sedute di qua e di là d’un tavolino. Pareva una stanza apparecchiata appositamente per gli stranieri curiosi. V'erano dei grandi armadi di forma antica, degli specchi colle cornici dorate, delle porcellane chinesi, dei vasi da fiori scolpiti, delle argenterie esposte sugli stipi. “E il meno è quello che si vede,” mi susurrò nell’orecchio il mio compagno, vedendomi dar segno di meraviglia. “Quegli armadi sono pieni di biancheria, di gioielli, di vesti di seta; e vi son dei contadini che hanno i piatti, le tazze, le caffettiere d’argento; e ve n’è persino di quelli che si fan fare le posate e le scatole da tabacco d’oro massiccio. Guadagnano molto, vivono economicamente, e spendono il frutto dei loro risparmi in oggetti di lusso.” Questo spiega perchè nei più piccoli villaggi ci sian delle botteghe di gioiellieri quali non si trovano in molte grandi città europee. Ci son contadine che comprano delle collane di corallo del valore di mille lire e che hanno nelle loro cassette per più di diecimila fiorini tra anelli, buccole, spille, gingilli. E vivono economicamente, è vero, durante la maggior parte dell’anno; ma i giorni di grandi feste, nelle occasioni di matrimonio, al tempo delle Kermesses, quando vanno in città per divertirsi, s’installano nei primi alberghi, pigliano i più bei palchi al teatro dell’opera e stappano tra un atto e l’altro