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446 FRISIA.

zurro, di sole. Allora si è veduto abbastanza l’Olanda e si pensa alla patria con amore impaziente.

Provai per la prima volta questo sentimento andando da Leuwarde a Groninga, capitale della provincia del medesimo nome. Uggito di vedere, a traverso la nebbia, praterie dopo praterie e canali dopo canali, mi raggomitolai in un cantuccio del vagone e mi diedi a pensare ai poggi della Toscana e alle colline delle sponde del Reno, nello stesso modo che maestro Adamo di Dante pensava ai ruscelletti del Casentino. A una piccola stazione posta a mezza strada fra le due città, salì nel vagone un uomo che mi parve a primo aspetto, ed era infatti un contadino, biondo, corpacciuto, color di cacio fradicio, come dice il Taine dei contadini olandesi, vestito pulitissimo, con una gran ciarpa di lana intorno al collo e una grossa catena d’oro al panciotto. Mi diede un’occhiata benevola e mi sedette davanti. Il treno ripartì. Io continuavo a pensare alle mie colline, e di tratto in tratto mi voltavo a guardar la campagna colla speranza di qualche cangiamento di paesaggio, e vedendo sempre pianura, facevo, senz’accorgemene, un atto che voleva dire che ero ristucco. Il contadino guardò per qualche tempo ora me ed ora la campagna; poi sorrise, e pronunziando le parole con grande sforzo, mi disse in francese:

“Noioso..... non è vero?”

Gli risposi in fretta di no, che non m’annoiavo punto, che anzi la campagna olandese mi piaceva.

“Eh no.....” riprese sorridendo, “noioso: tutto