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126 poesie


     Ad ognor sì giojosetta;
     10E non sa viste sperare
     Così care,
     Benchè Amor glie le prometta.
Ma se poi chiude le perle,
     Che a vederle
     15Ne porgean tal meraviglia;
     E del guardo i raggi ardenti
     Tiene intenti
     Qual chi seco si consiglia:
Allor subito si vede,
     20Che le siede
     Sul bel viso un bell’orgoglio:
     Non orgoglio; ah chi poria,
     Lingua mia,
     Farti dir ciò, che dir voglio?
25Se avvien, ch’Euro dolcemente
     D’orïente
     Spieghi piume peregrine;
     E co’ piè vestigio imprima
     Sulla cima
     30Delle piane onde marine:
Ben sonando il mare ondeggia,
     E biancheggia,
     Ma nel sen non sveglia l’ire?
     Quel sonar non è disdegno,
     35Sol fa segno,
     Ch’ei può farsi riverire.
Tal diviene il dolce aspetto,
     Rigidetto
     Ei non dà pena, o tormento;
     40Quel rigor non è fierezza,
     È bellezza,
     Che minaccia l’ardimento.
E l’asprezza mansueta
     È sì lieta
     45In sull’aria del bel viso,
     Che ne mette ogni desio
     In obblio
     La letizia del bel riso.

XLIX

Invita Amarilli alla campagna.

Amarillide, deh vieni,
     Non ti prego, e non t’invito,
     Perchè gli occhi tuoi sereni
     Sian conforto al cor ferito,
     5Questo priego è troppo altero,
     A ragion me ne dispero.
Vieni almen per trarre un’ora
     Tutta lieta e dilettosa;
     Qui vermiglia esce l’Aurora,
     10Qui la terra è rugiadosa;
     Qui trascorre onda d’argento,
     Qui d’Amor mormora il vento.
Mirerai rive selvagge,
     Chiusi boschi, aperti prati,
     15Spechi ombrosi, apriche piagge,
     Valli incolte, e colli arati;
     Che dirò di tanti fiori?
     Fior, che dan cotanti odori?
I nevosi gelsomini,
     20Le vïole impallidite,
     Gli amaranti porporini
     Di beltà movono lite,
     Ma la rosa in su la spina
     Sta fra lor quasi regina.
25Dritto è ben che alla sua gloria
     Dia tributo ogni altro fiore,
     Poi rinnova la memoria
     Del sì nobile dolore,
     Che Ciprigua ebbe nel seno,
     30Quando Adon veniva meno.
Nessun speri esser felice
     Per lo stral d’Amore ardente;
     La medesma genitrice
     In amor visse dolente,
     35E mirossi il suo conforto
     Da cinghial trafitto e morto.
O che fu vedere in pianti
     Il bel nume di Citera?
     I begli occhi, i bei sembianti
     40Furon ben d’altra maniera,
     Che non fur quando per loro
     Ella vinse il pomo d’oro.
Sparsa il crin batteva il petto,
     Che di duol si distruggea;
     45E del freddo giovinetto
     Pur le lagrime suggea,
     E suggeva i dolci baci,
     Oggimai poco vivaci.
E diceva: o d’un bel volto
     50Soavissima dolcezza,
     Il cui ben per me s’è volto
     In angoscia ed in tristezza,
     Paja qui fra tanti guai
     Segno almen, come t’amai.
55Sì del giovine impiagato
     Lagrimò la sorte acerba,
     Poi del sangue innamorato
     Con sua man dipinse l’erba,
     E di foglia sanguinosa
     60Germogliò la prima rosa.

L

Invito ad amare.

Amarilli, onde m’assale
     Fiero stral di nuovo amore,
     Di mio bene e di mio male
     Mio migliore, e mio peggiore;
     5Amarilli, onde io gioisco
     Par del duolo, ond’io languisco:
Tu ne vai col core altero,
     Perchè Amor nulla t’accende;
     Ma dell’aspro tuo pensiero
     10Alto esempio ti riprende;
     Poscia che arde, e s’innamora
     Qui fra noi la bella Aurora.
Ella un dì dal cielo usciva
     Per sentiero rugiadoso,
     15E sul fresco d’una riva
     Vide un giovine amoroso,
     Ne fu prima a rimirarlo,
     Ch’ella fosse a desïarlo.
Rotto adunque il bel cammino,
     20Che per l’alto ella tenea
     Il bel piè fermò vicino,
     Là ’ve il giovine sedea,