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156 poesie


XLI

PER CARLO EMMANUELE

DUCA DI SAVOJA

Che era alle cacce.

Mentre con elmo, e di corazza adorno
     Carlo in battaglia sospingea le schiere,
     Marte ad ognor sotto l’insegne altere
     4Con esso il gran Guerrier fece soggiorno:
Or che in beata pace a’ monti intorno
     Muove co’ veltri a guerreggiar le fere,
     Scorgelo Cintia, o che le rive Ibere
     8Il Sole appressi, o che risorga il giorno:
Spesso tra’ folti orror cinghial rimira
     A’ piè cadergli; o tra le reti sparte
     11Precorse in corso le cervette alate,
Nè men tra’ lieti risi in giuoco ammira
     La regia man, che l’ammirasse Marte
     14In periglio mortal tra squadre armate.

XLII

LODA CARLO EMMANUELE

DUCA DI SAVOJA

Per l’acquisto di Saluzzo.

Po, che la nobil reggia a passi lenti
     Trascorri de’ tuoi Regi al Ciel diletti,
     E, mentre inverso il mar quindi t’affretti,
     4Degl’Italici fiumi il re diventi:
Là’ve dall’Ambro altier l’acque lucenti,
     E dal vago Tesin tributo aspetti,
     A rallegrar de’ tuoi fedeli i petti,
     8Fa dal petto volar sì fatti accenti:
Di’, che le Ninfe lor tessano fiori
     De’ crini all’oro, e sulle piagge erbose
     11Menino danze, i puri seni ignude;
Nè temano per l’Alpi aspri furori
     Scorgere unqua poter genti orgogliose,
     14Perchè ogni varco il tuo Signor rinchiude.

XLIII

DALLA PITTURA PRENDE CAGIONE DI LODARE

CARLO EMMANUELE

DUCA DI SAVOJA.

Pittor, che agli altrui sguardi altero obbietto,
     Propor bramando, ad opre eccelse intendi
     Entro gli orror di Marte a formar prendi
     4Del magnanimo Carlo il caro aspetto.
Grand’asta armi la destra, e sovra il petto
     Libica spoglia di leon gli stendi,
     E d’orribili vampe ardore accendi,
     8Superna fiamma in sul dorato elmetto:
Tal su gran neve d’Iperboreo verno,
     Fra gioghi alpestri, a celebrate imprese,
     11Feroci squadre infaticabil scorse:
E tal, prendendo ogni periglio a scherno,
     Gl’impeti ruppe dell’Eroe Francese,
     14Ed a i rischi d’Italia alma soccorse.

XLIV

RACCOMANDA

A CARLO EMMANUELE

Gli studj della poesia.

Or che tranquillo i giorni nostri indori
     Con alma pace, alla tua gloria intente
     Verran dal ciel per illustrar sovente
     4L’inclite muse i tuoi superbi onori,
Dello scudo real gli ampi fulgori
     Diranno, e l’asta in guerreggiar possente,
     Or sotto i lampi del gran Sirio ardente,
     8Or dell’aspro Aquilon sotto i rigori;
Che alto intendendo dell’Esperia a i regni
     Movesti il corso, e che senz’armi e solo
     11Fermasti il piè sull’adirata Senna.
Carlo, tuo cor le belle Dee non sdegni,
     Che mortal fama ha troppo fragil volo,
     14Se per l’eterna via Clio non l’impenna.

XLV

PER LO MEDESIMO SOGGETTO.

Ben dell’Egitto, e della Libia i monti
     Scemar potresti, e le più salde e dure
     Selci di Paro ornar d’alte sculture
     4Con esso i ferri, ad intagliar più pronti:
E perchè i pregi tuoi varcasser conti
     Per qualche spazio alle stagion future,
     Far tra gran fiamma entro spelonche oscure
     8In su’ bronzi anelar Steropi e Bronti:
Ma perchè ad opre eterne intento aspiri,
     Solo apprezzi i trofei che scolpir suole
     11Con lungo studio l’immortal Permesso:
Ed io, se a me benigno il guardo giri,
     Carlo, di Pindo in cima alzerò mole,
     14Ove fia il nome tuo mai sempre impresso.

XLVI

A FILIPPO EMMANUELE

PRINCIPE DI SAVOJA.

Allor che d’ira infurïato ardea,
     Pronto a sparger di sangue il suol Trojano,
     Temprò scudo ed usbergo il gran Vulcano
     4Al gran figliuol della cerulea Dea.
E quando errando il travagliato Enea
     Del fatal Tebro guerreggiò sul piano,
     Per gli aspri assalti, l’Acidalia mano
     8Armi gli diè della spelonca Etnea.
Tu, se a domar le regïon nemiche
     Unqua t’accingi, per terribil strada
     11Duce ti fai di coraggiose squadre,
Non desïar le Ciclopee fatiche;
     Che per ogni trofeo basta la spada
     14Dell’Avo, e l’asta maneggiar del Padre.