Così ti gioverei
Con opra e con ricchezze,
Come or sì poverello
Io pur t’amo col cuore.
Fil. Nerino, io l’ho per certo, e ti ringrazio.
Ner. Devi dunque sentir le mie parole.
Come d’amico, e non negare il vero
Securo ch’io ti parlo
Per cagion di tuo bene:
Filebo io so di certo, che sei preso,
Nel negar, dell’amor di Gelopea,
Nè io di questo amore
O ti lodo o ti biasimo:
L’amor è passion di gioventute;
E tu se per amore
Mai sposassi costei
Avanzeresti assai la tua fortuna;
Perch’ella in questa villa
E fortemente ricca, e tra le doti
E tra l’ajuto che potria donarti
Suo padre, certamente
Solleveresti ben la tua famiglia:
Ond’io non ti riprendo
S’hai si fatto pensiero:
Son ben d’opinion che i parentadi
Debbonsi procurare
Con l’onor de’ parenti:
E non contaminando
Le donne di niuno:
Che le cose mal fatte
Mai non piacciono a Dio:
E ciò che a Dio non piace
Non ha giammai buon fine.
Fil. Favelli ottimamente:
Ma non so la cagione onde ti movi
A così favellare.
Ner. Ed io la ti vo’ dire,
Se pario ottimamente,
Perchè vuoi to guastare
La castità della tua Gelopea?
Fil. lo far ciò? non giammai;
E s’io volessi farlo,
Ella il consentirebbe?
Tutto questo è menzogna.
Ner. E se questo è menzogna,
Come avete fermato
Di ritrovarvi questa notte insieme
Fuore della sua casa,
In solitario loco?
Fil. Quale uomo è tanto ardito,
Che finga una novella sì perversa?
Ner. Filebo io ti dirò cotanto avanti,
Ch’al fine eleggerai di confessarmi
Quel che non puoi negare:
Ascoltami, ti prego: la Licori,
Fante di Gelopea è mia cognata:
Costei sui far del giorno
È stata a ritrovarmi
Tutta piena d’affanno:
E cercava consiglio se dovea
O fuggirsi o fermarsi in quelle case.
Mi racconto sì come Gelopea
Ha questa notte posto
Ordine fermo di trovarsi insieme
Con esse un giovinetto
Per uscir di casa, e per tornarvi
Celatamente, aveva
Seco comunicati i suoi disegni,
Perchè le desse aiuto:
Ora Licori si trovava posta
In mezzo duo pensieri,
Ch’abbandonar voluto non arcbbe
Quella sua giovinetta:
E d’altra parte teme
Le molte disventure,
Che possono avvenire,
E però meco ne prendea consiglio.
Io che del vostro amore
Aveva già notizia, chiaramente
Di subito compresi,
Che Filebo era quello,
Con cui volea trovarsi,
Però meco ho proposto
D’essere teco intorno
A sì fatto negozio.
Filebo io torno a dirti
L’insidie e i tradimenti
Non sono cari a Dio.
Il padre di costei
Se non oggi, dimani
Certo è per risaperlo:
Nè vorrà tralasciar senza vendetta
Una ingiuria sì grave;
Egli è possente, tu se’ poverello;
Guarda in quanto pericolo ti pone
Biasmevole appetito.
Fil. Nerino io te’l confermo
Di questo non so nulla.
Ner. Come che non sai nulla?
Non avete fermato di trovarvi
Dentro al fenil d’Alfeo?
Fil. Meco non ha fermato
Di ritrovarsi in quello,
Ne meno in altro loco;
Se tal ordine è fermo
È fermo con altrui.
Ner. Teco, teco è fermato,
Che pur te solo ella ama;
Tuttavia se non vuoi
Aprirti meco, e non vuoi palesarmi
Il tuo chiuso secreto,
Non monta nulla; pure
Che tu volga la mente a quale impresa
Voi vi siete disposti,
E che tu ben rimiri
A qual risco tu poni
La tua vita medesma,
E quella di colei,
Che tu dici d’amare
Via più di te medesmo.
Filebo, io te ne prego
Con quella tenerezza
Che farebbe tuo padre,
E poscia c’ho fornito quello ufficio
Ch’a me si conveniva,
Io mi dipartirò: rimanti in pace.