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DEL CHIABRERA 315

Gel. Come non la vidi io?
     Non la vidi venire?
     Non qui dentro serrarsi?
Tel. Ah ch’egli fu Filebo.
Gel. In che modo Filebo?
Tel. A lui fu detto cosa
     Ne vera, nè eredibile, ma vinto
     Da passion soverchia
     Egli pur si condusse a sospettarne;
     In somma gli fu detto,
     Ch’ascosa in questi fieni, e questa notte
     Tu dovevi trovarti
     Con uno occulto amante.
Gel. Io doveva trovarmi
     Con uno occulto amante?
Tel. Ed egli se ne venne
     Così pieno d’angoscia, ch’a mirarlo
     Era una pena; e mcco lamentossi;
     lo che sapeva come
     Di te non si voleva aver sospetto,
     Per liberarlo affatto
     Da così grave affanno il persuasi,
     Che qui dentro nascosto
     Stesse attendendo il fine
     Di si brutta bugia;
     Egli prese il consiglio, e per più forse
     Coprirse a gli occhi tuoi
     Volle vestirsi panni femminili;
     Ed egli è la fancialla,
     Che tu venir vedesti,
     E che volevi morta.
Gel. Or perchè mi dicesti,
     Ch’egli si stava in casa?
Tel. Dirotti; in rimirarti
     Dentro cotesti panni,
     Ed a tal’ora, io corsi col pensiero,
     Ch’alcuna gelosia
     Ti fosse entrata in testa; ed io pensava
     Acquetarti la mente,
     Se ti faceva credere, che meco
     Egli si stava in casa.
Gel. E se tu non venivi,
     E s’io non ti sforzava a venir meco,
     Ch’avveniva di noi?
Tel. Meschina me ch’io tremo
     Solamente a pensarlo. Dio pietoso
     Dal cielo ha volto gli occhi
     Sul buon animo mio.
Gel. Chi fu lo scellerato,
     Che compose la pessima novella
     Della mia fama, e dissela a Filebo?
Tel. lo vo’ chiamarlo; ed egli
     Meglio saprà narrartelo. Filebo,
     O Filebo vien fuore;
     Odi, son Telaira,
     Vien fuor che ti vo’ torre
     Da buon senno il sospetto.

SCENA IV

Filebo, Telaira e Gelopea.

<poem> Fil. Chi pur qui ti conduce?

    Che mi chiami con voce,
    Che all’udir parmi lieta.

Tel. E perche non debbo io

    Dimostrarmiti licta,
    Chè ti veggo scampato dalla morte?

Fil. Chi voleva ammazzarmi? Tel. Ah fratel! Gelopca. Fil. E che va più cercando?

    Ella troppo mi uccise
    Col mancarmi di fede.

Tel. Sciogli, sciogli la mente

    Dal persuaso inganno.
    Non ti diss’io, ch’era impossibil cosa,
    Che’l cor di Gelopea si rivolgesse e
    Ad opra vergognosa?
    Ella è qui, che desira
    Udir da te, chi seppe sottilmente
    Tanto ingannarti, guarda,
    Se tu la riconosci;
    Ella dentro quei panni èssi nascosta
    Per eguale sospetto,
    Ch’ebbe della tua fede;
    Ed appiattossi in quei cespugli, e vide
    Quando ti racchiudesti entro il fenile;
    E se pictà di Dio
    Non faceva contrasto,
    Ella accendeva i fieni, risoluta
    Quando fossi disceso d’assalirti
    Tutta turbata e d’ammazzarti, in tanto
    Inganno l’avea tratta il tuo vestire,
    Ed in tanto veneno
    L’avea posta il furore
    Dell’empia gelosia;
    Or tu falle palese
    L’autor del tuo sospetto;
    E fa ch’ella ti dica chi la pose,
    E come in questi aflanni.

Fil. O carissima, ch’altro

    Nome non posso darti,
    Perchè mi sei carissima; Nerino
    È stato oggi a trovarmi,
    E riprendendo me perch’io volessi
    Per modi non onesti
    Questa notte esser teco in questi fieni,
    M’affermava per certo,
    Che dovevi venirvi, ed affermava
    Che ciò sapea per bocca di Licori;
    Così mi fe’ geloso
    Tanto ch’io ne moriva; e Telaira
    Come colei, che certa
    Era della tua fede, consigliommi
    Ch’io qui venissi innanzi, ed attendessi
    Il fin della menzogna.
    A me piacque il consiglio; ma pensai
    Cosa, che a lei non dissi.
    Dissile solamente,
    Che per via più celarmi,
    Io mi volea vestir, sì come donna:
    Ma era mio pensiero,
    Che se venia l’amico immaginato
    Dovesse per gli panni
    Incautamente fermarsi a me d’appresso.
    Ed io volea cacciargli
    Questo pugnale in petto;
    E tu se a cotesto abito mentito
    O cara Gelopea
    Panto mi ti appressavi...
    Ma non vo’ragionare,

<poem>