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Lisa 27

nòtono continuo grillare, nè della cornacchia il sinistro, rado era era.

Che notte strana! — fé’ Già raccogliendo l’àlito, con suono, che, più dolce, più carezzante, io non le avèa udito mai.

— Non è vero che è strana? — Taqui. Essa continuò: — Stasera mi chiamano da ogni parte....

ascolta.... il mio nome tintinna come in suono di baci.... piccolini.... piccolini. Io mi sento leggiera, più leggiera di una pennamatta.... volo, vado come in dileguo.... — E azzittì. Poi capriccio. Sopra di noi, ad un frullo, s’era mosso il fogliame.

Gocciarono silenziosi momenti.

Di botto: — Vedesti tu il mare? — mi domandò essa.

Risposi con un: no — appena udibile.

— Ebbene — ella seguì, fantasticando dietro a sfilali ricordi — quella sera si assomigliava punto a punto a questa.... La stessa tranquillità .... lo stesso abbarbagliamenlo di stelle. Noi sedevamo sulla spiaggia.... uno de’ mièi bracci posava sul ginocchio di babbo, la mano dell’ altro la teneva mammina.... E tacevamo. Le onde intanto, con de’ sospiri lunghissimi, ruotolà vano, si allargavano pel lido: ritirandosi lentamente, scoprivano sassolini, lùcidi come lire di zecca. Oh! mamma, quanto mi amavi!...

Mesta, fisa, era essa.... A un tratto, la prese un singhiozzo: smarrita, piangendo, curvossi su me.... E mi coperse di baci.... — Qui mancò a Già la voce. Un sospiruccio....

poi: — Ora mammina è partita — riannodò dolcissimamcnle.

— Habho dice che è in una stella, ora. In (piale sarà, Guido? — Io le ne accennài una; una che imbiancando,